Incontro con il DG ASS6 dr. Samani del 11 marzo 2014

Samani dr(S I N T E S I)

Adelina Zanella è la portavoce: saluta, ringrazia il direttore generale (dott. Samani) e il direttore sanitario (dott. Simon) per aver favorito l’incontro in un orario pomeridiano, più agevole a noi, e presenta sinteticamente il Comitato.

 Presentazione del Comitato: si è costituito un anno fa alla notizia che il Sindaco di Pordenone stava per firmare un accordo di programma che prevedeva la costruzione del nuovo ospedale in Comina, senza alcuna condivisione con la cittadinanza.

Uno dei motivi della nostra avversità al progetto si basava sull’allocazione delle risorse economiche destinate alla sanità, in particolare la scelta  di investire molti fondi su un singolo ospedale centrale, e senza collegare tutto ciò con l’intero sistema sanitario territoriale, l’assistenza domiciliare, la riabilitazione e la prevenzione, che sono in grave sofferenza per carenze di risorse tra cui il continuo depauperamento di personale, imposto negli anni dai vari governi regionali che si sono succeduti.

 L’obiettivo sulla sede del nuovo ospedale è stato raggiunto, ma il nostro comitato si chiama salute pubblica bene comune, e continua la sua attività per promuovere la salute dei cittadini, e in quanto composto da cittadini, a vigilare sulle scelte politiche in tema di sanità.

 Vi chiediamo di chiarirci:

 –     Come vedete l’organizzazione sanitaria in provincia

Il dott. Samani che, insieme al dott. Simon, incontra una rappresentanza del Comitato,  ringrazia e dice di essere colpito per l’attenzione che i cittadini dell’area pordenonese dimostrano rispetto ai temi della salute.

Riguardo all’organizzazione sanitaria, in base alla sua esperienza pregressa, ritiene che non sia la volumetria a definire la qualità di un ospedale, fatte salve precise norme di sicurezza, bensì le strutture territoriali ben organizzate in ambito socio-sanitario.

A tal proposito rileva che, in questo momento, c’è collaborazione e reciprocità tra Azienda Ospedaliera e Azienda Territoriale, nonostante  si siano ereditate scelte non sempre condivisibili e, nonostante, si sia penalizzati dalla riduzione delle risorse economiche.

 –     Come si intende collegare la prevenzione alla conservazione della salubrità ambientale (aria, acqua, suolo, lavoro, cibo…)

I direttori tengono a precisare che si sono insediati qui da pochi mesi e che ancora ci sono alcune questioni da capire.

Attualmente ci sono dei servizi che funzionano ma devono essere comunque rivisti. Per esempio: l’attività di promozione alla salute non può essere opera di un operatore “specializzato” perché tutti gli operatori e tutti gli interventi lavorano nell’ottica della promozione alla salute. Ci sono i luoghi, che ha ricordato la dott.a Padovan presente nel Comitato, deputati a fare laboratori per la promozione della salute, ma non si possono prendere gli studenti di un istituto scolastico e portarli al servizio sanitario. Per il trasporto degli studenti la scuola spende per la corriera Euro 250: oggi non li ha, e non sa dove andare a reperirli e si rischia di non fare sanità. Meglio spostare gli operatori sanitari verso l’Istituto, costa molto meno, è più sicuro e può funzionare meglio il servizio. Ci deve essere anche un coordinamento tra i vari servizi offerti dalla Azienda Sanitaria alle scuole, in modo da evitare interventi senza un comune progetto.

–        Come intendete raccogliere i dati sulle richieste fatte dai cittadini a cui la sanità pubblica non è in grado di rispondere per calibrare meglio le offerte alle richieste.

Risorse calanti: si deve stare  attenti alle azioni che si compiono tenendo presente di dare risposte ai bisogni dei cittadini, il dott. Samani precisa di non sapere se saranno più sale operatorie o altri tipi di strutture quelle da inserire nel nuovo ospedale, ma sicuramente si deve cercare di non creare doppioni e di non dare ascolto a forme di campanilismo perché le disponibilità delle risorse sono limitate.

I Direttori ritengono importante la presenza delle Associazioni, alcune delle quali svolgono anche una funzione di volontariato di supporto alle strutture esistenti. Il loro coinvolgimento lo ritengono utile per migliorare la funzionalità dei servizi, ma è necessario operare per  coordinare i loro interventi per non disperdere risorse.

–         Come salvaguardare e migliorare la risposta quali-quantitativa ai bisogni dei cittadini in questo periodo di carenza di finanziamento del sistema sanitario e di riduzione cronica del personale; ad esempio come affrontare alcune criticità specifiche quali la neuropsichiatria infantile che non riesce dare risposte alla richiesta di aiuto dei genitori in difficoltà.

Il dott. Samani rileva essenzialmente due criticità sul territorio pordenonese: la psichiatria e la neuropsichiatria infantile. Riguardo alla prima criticità, nota che la “riforma basagliana”, partita brillantemente negli anni ’80, qui a Pordenone ha risentito nel tempo di diverse battute d’arresto e, a differenza dell’esperienza triestina, non ha avuto gambe per procedere in un percorso ripensato e innovativo. A Trieste i 6 letti del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura non sono quasi mai occupati, a Pordenone sono occupati e in più si fanno ricoveri in cliniche; si è privilegiata l’attività ambulatoriale.

Riguardo alla seconda criticità ritiene che il Servizio abbia bisogno di un responsabile, di un vertice che possa coordinare le realtà territoriali; inoltre, di fronte ad un tema vasto, complesso e articolato come questo, ritiene che vada riorganizzato un lavoro molto più capillare e puntuale rispetto ai minori in difficoltà. Ad esempio è inaccettabile che la lista di attesa per una visita presso il Servizio di Neuropsichiatria sia ad oggi di circa sei mesi.

Salute mentale e neuro psichiatria infantile in definitiva: a Trieste funziona bene a Pordenone è molto carente.

(Qui il Dr. Samani non ha ricordato che le risorse economiche per la psichiatria a Trieste, sono molto più alte di quelle del pordenonese dove il rapporto operatori/pazienti è svantaggioso).

–       Come mantenere pubblici alcuni settori delicati quali la psichiatria che vede attualmente molte risorse economiche investite in convenzioni con cliniche private e in acquisto di farmaci a scapito del lavoro riabilitativo svolto da operatori qualificati presso i CSM.

Il dott. Simon, interviene a proposito delle due criticità, sopra illustrate, della provincia pordenonese. La psichiatria nata a Pordenone, e unica in Regione, senza prevedere manicomi, negli anni si è “adagiata” e quindi ha bisogno di essere ripensata e riportata alla funzione per cui era nata negli anni ’80; è una questione di tipo culturale.

Per la neuropsichiatria infantile si registra questa realtà: il 45/% dei bambini in difficoltà è in carico de “La nostra famiglia”, una parte dell’Associazione “Bambini e autismo”, una parte è in carico della struttura pubblica. Che fare?

Riorganizzare la Neuropsichiatria coinvolgendo tutte e tre le strutture che già operano e che vanno coordinate, nelle scelte condivise, per un risultato adeguato alle richieste e ai bisogni dell’utenza. Inoltre, stiamo modificando la modalità di accesso al servizio che prevedeva la prima visita obbligatoria del neuropsichiata per poter acceder anche a prestazioni diverse da quelle mediche (es. fisioterapista, logopedista, ecc.).

Affermano che c’è un loro impegno, proprio di questi giorni, a rivedere come riorganizzare la struttura esistente cercando anche di recuperare i 12 minori che sono stati delocalizzati in Comunità fuori Regione. A tal proposito, continua il dott. Simon, è necessario rianalizzare le situazioni, capire come si siano prodotte e pensare ad un rientro dei minori in Regione, dove è possibile.

Occorre, inoltre, investire, in percorsi condivisi e comuni, che coinvolgano la Neuropsichiatria, il Sert, il DSM, il Consultorio familiare affinché insieme si adoperino per sostenere i giovani in difficoltà e le rispettive famiglie, anche nell’ottica della prevenzione dell’instaurarsi di problematiche nei figli di adulti seguiti  da questi servizi.

Perché c’è questa carenza nel settore?

La risposta e la soluzione saranno trovate nei prossimi giorni.

–        Come ampliare i servizi territoriali in previsione di un sempre maggiore utilizzo del tempo “ospedaliero” strettamente legato all’acuzie e una conseguente restituzione sempre più precoce alle famiglie della persona ammalata; stato dell’arte sull’applicazione del protocollo operativo tra le aziende della provincia atto a garantire la continuità delle cure.

Protocollo sulla centralità Ospedale e Territorio di tipo infermieristico: anche qui, aggiunge il dott. Samani,  bisogna intervenire con la prevenzione e anche quando il cittadino si reca al Pronto Soccorso, si deve essere in grado di prevedere già a questo livello quale dovrà essere il percorso più appropriato per non stazionare nell’Ospedale inutilmente, o quali saranno le necessità alla dimissione, in modo da organizzare in tempo l’accoglimento a domicilio.

Il dott. Samani parla di “continuità” tra Ospedale e Territorio: se i servizi socio-sanitari presenti sulla vasta area pordenonese funzionassero meglio, di sicuro si ridurrebbero i ricoveri  che sarebbero riservati per le acuzie. E dice che in questa provincia ci sono diffuse eccellenze ma silenziose; l’obiettivo è quello di farle emergere per valorizzarle in vista di favorire un sistema sanitario territoriale più capillare e più efficace.

Il dott. Samani aggiunge che si dovrebbe ripensare anche la funzione dell’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico): non sia solo il luogo della lamentela rispetto alle criticità ma diventi un luogo dove il cittadino possa fare le sue proposte.

È auspicabile che il cittadino possa rimanere a casa e non abbia la necessità del ricovero ospedaliero, ma questo implica un sostegno per non scaricare il peso sulle famiglie.

Ci si rende conto che la situazione economica delle famiglie oggi è sempre più pesante, quindi questo problema va tenuto in considerazione nelle decisioni per non perdere di vista l’obiettivo della equità che deve essere garantita.

In primo luogo, bisogna qualificare il personale perché in questo c’è ancora molto da fare; in secondo, bisogna garantire il “turnover” infermieristico (per isole umane). Dove non è possibile bisogna mantenere la situazione in modo da trovare la soluzione per risparmiare.

–        Cittadella della salute: a che punto è la progettazione?

–        È possibile pensare di utilizzare per gli uffici e ambulatori i padiglioni A e B dimessi dell’ospedale,  e riconvertire il progetto, usando spazi e i fondi disponibili per realizzare strutture residenziali quali RSA, comunità per adolescenti in difficoltà, housing sociale, ecc.?

Il progetto della Cittadella noi lo abbiamo trovato, Simon dichiara che non ci saranno nuovi volumi, ma un recupero dell’esistente, la demolizione e ricostruzione di una delle strutture. Precisano che il progetto è stato licenziato da qualche giorno (dalla loro descrizione si evince che è diverso dal progetto preliminare approvato dalla Giunta Comunale). Nella Cittadella troverà sede l’Ambito e alcuni servizi della ASS6, quello che non ci sta, sarà ubicato negli ex padiglioni ospedalieri “A” e “B” (parziale) anche per insediare gli Uffici dell’Azienda ASS 6.

L’obiettivo è di concentrare tutti i servizi cittadini e uffici territoriali in un unico posto.

Quello che interessa ai Direttori, del progetto del Nuovo Ospedale, è la sicurezza e la qualità dei servizi.

Ormai è risaputo che l’Ospedale deve essere organizzato in modo che il cittadino, che ha bisogno di utilizzarlo, ci passi pochi giorni della sua vita, dopo di che devono esserci altri servizi che lo guidano fino al completo ristabilimento.

I rapporti con l’Azienda Ospedaliera sono ottimi sia per l’amicizia di molti anni con le dirigenze sia per la condivisione e il rapporto collaborativo sulle scelte in ambito sanitario. C’è un buon rapporto collaborativo e una capacità di dialogo a tutti i livelli fra Ospedale e Azienda.

–        Sempre tra i nostri obiettivi c’è stata la volontà e la richiesta di poter partecipare al processo di definizione dei progetti: dall’ospedale alla riforma  sanitaria, dall’utilizzo delle aree/padiglioni dimessi al progetto della Cittadella della salute. In questo senso vi chiediamo se siete disponibili al confronto con i cittadini prima che le decisioni siano definitive.

A questo punto Pino Vespo pone l’accento sul discorso della partecipazione e chiede se c’è disponibilità, da parte della Dirigenza,  al confronto con i cittadini prima che le decisioni siano definitive.

Il dott. Samani si dice disponibile e indica – come strada percorribile – quella dell’invito alle varie realtà associative per un confronto costruttivo in tema di salute.

Si dice ottimista perché vede fattori favorevoli per proseguire e, nel congedarsi, invita il  Comitato ad essere presente sempre, anche nel ricordare alle Dirigenze gli impegni assunti.

Afferma: -“Credo che non ci siano problemi a invitarvi alle prossime riunioni, come invitiamo le varie Associazioni possiamo anche coinvolgere Voi. Dobbiamo tenere presente che non c’è solo Pordenone, ma ci sono anche le altre realtà territoriali che in questo momento ci stanno interessando maggiormente (la zona della montagna, per esempio, pensiamo a giorni di risolvere con una ottima soluzione)”.

–       Viene anche richiesto cosa pensano su forme di partecipazione dei cittadini nella “gestione” dei distretti sanitari.

Il dott. Simon risponde che nella sua esperienza di capo distretto ha trovato sempre utile il confronto, anche perché alcune situazioni rivelano la presenza di criticità altrimenti sconosciute. Non hanno ancora deciso modalità in proposito, ma non escludono la prassi partecipativa.

–        Dove intendete tagliare per reperire l’1% del bilancio 2012 sul costo del personale?

Il DG dott. Samani precisa: “Con i tagli alla spesa richiesti, noi pensiamo di farcela comunque. L’importo di riduzione non è così considerevole (in realtà si tratta di 800.000 euro per il 2014, pari a circa 30 operatori del comparto o a 9-10 dirigenti medici).  Il nostro obiettivo è quello di garantire il turn over infermieristico.

Per la quota diversa da quella del costo del personale, si tratterrà di svolgere soprattutto una buona prevenzione per ridurre i ricoveri di persone nell’Ospedale”

(nota: è l’azienda territoriale che rimborsa l’azienda ospedaliera per i costi dei ricoveri dei cittadini).

–       Luciano conclude con questa considerazione: ” L’incontro di oggi tra di noi è stato positivo e fruttuoso, nel senso che abbiamo verificato una maggiore disponibilità nei Responsabili delle Istituzioni Sanitarie che nei Rappresentanti Politici. A questo punto le chiediamo come intende continuare sul terreno del confronto e della partecipazione a partire da quanto lei ha detto in proposito, cioè l’importanza di ” Momenti di invito e confronti comuni”.

Rispetto alla partecipazione, il DG dott. Samani ribadisce che devono esserci momenti di incontro e confronto, anzi invita il Comitato ad essere sempre presente ricordando ai Responsabili sanitari gli impegni assunti.

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